L’impostazione colturale produttiva è basata su sistemi ancora tradizionali, legati anche alle ridotte dimensioni e alla eccessiva frammentazione delle aziende. In alcune realtà si notano rilevanti sforzi di meccanizzazione delle operazioni di raccolta. Il fine è quello di migliorare gli aspetti qualitativi della produzione olearia.
LE CIFRE
Coltura specializzata: 176.000 ettari
Coltura promiscua: 41.000 ettari
La coltivazione dell’olivo è così ripartita:
Collina: 66%
Montagna: 21%
Pianura: 13%
Le produzioni regionali sono così distinte:
Annata di scarica:
1/1,5 milioni di quintali di olive
230/240.000 quintali di olio
Annata di carica:
7/8 milioni di quintali di olive
1.300.000/1.400.000 q.li di olio
Ristrutturazione degli oliveti - Conservazione di una parte degli impianti per rispondere ad esigenze di tipo ambientale e paesaggistico. Svellimento di vecchi impianti non più remunerativi e reimpianto di nuove cultivar. Riequilibrio della produzione mediante il contenimento del fenomeno dell’alternanza del ciclo produttivo e la lotta antiparassitaria. Riduzione dei costi di produzione con particolare riferimento a quello della raccolta. Produzione di olio di bassa acidità e con buone caratteristiche organolettiche, cioè direttamente commestibile.
Alle tre Dop attualmente riconosciute: Alto Crotonese, Lametia e Bruzio, si aggiungono altre tipiche produzioni locali come gli oli aromatizzati, ottenuti facendo macerare in olio extravergine d'oliva spezie essiccate al sole ai gusti di peperoncino, rosmarino, limone, origano e basilico.