Tutelare la lingua e promuovere processi di conoscenza sulle valenze etno – antropologiche ed etno – letterarie nel contesto dei beni culturali.
Pierfranco Bruni: “Non bisogna soltanto insistere sulla salvaguardia della lingua. La lingua resta fondamentale ma occorrono strumenti di promozione e interventi volti alla conoscenza del territorio nella complessità delle realtà culturali. Il rapporto tra presenze minoritarie e beni culturali offre chiavi di lettura importanti per approfondire appartenenze ed eredità che sono vitali per la valorizzazione dei territori. Le minoranze linguistiche in Italia sono una grande risorsa sulla quale bisogna investire sia sul piano strettamente culturale e scientifico sia in termini di percorsi di conoscenza e di proposta turistica”.
“Tutelare una presenza minoritaria su un territorio non significa soltanto affrontare la questione dal punto di vista della lingua. Ci sono dimensioni che vanno dalla musica alla letteratura, dalla revisione storica all’arte che vanno partecipate e poste all’attenzione attraverso una visuale sia complessiva che specifica nel vari campi di interesse e di attenzione. C’è bisogno anche di capire il rapporto tra territorio e archeologia per ridefinire una dimensione che va letto in una con testualità sia antropologica che etnica”.
Si tratta di una dichiarazione del presidente dell’Istituto Presenze Minoritarie in Italia, dott. Pierfranco Bruni, Coordinatore del Progetto relativo alle Minoranze etno – linguistiche in Italia del Ministero per i Beni e le Attività culturali e autore di numerosi saggi sulle presenze minoritarie in Italia, sottolineata in un recente Convegno svoltosi in una comunità Italo – Albanese della Puglia: San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto.
Pierfranco Bruni, che ha curato mostre e organizzato convegni per promuovere la valorizzazione delle minoranze linguistiche attraverso una serie di attività e di interventi didattici e scientifici con il MiBAC, ha posto l’attenzione sulla necessità di aprire un serio dibattito sulla Legge riguardante la tutela delle minoranze etno – linguistiche in Italia con lo scopo di riesaminare le presenze etniche storiche che si trovano nel territorio italiano. La necessità, ha sottolineato, nasce dall’esigenza di impostare la problematica non solo dal punto di vista linguistico ma soprattutto da quello etno – antropologico ed etno – territoriale.
“L’aspetto riguardante il rapporto tra minoranze etno – linguistiche e beni culturali, ha dichiarato Pierfranco Bruni, va riconsiderato alla luce di una promozione della cultura in senso generale ma il legame tra le ‘etnie’ e i beni culturali favorisce un dialogo tra identità e popoli. Mi pare che si tratta di un elemento significativo di una valutazione su un patrimonio che va fatto conoscere oltre che tutelato nei vari ambiti”.
Nel corso della manifestazione uno spazio particolare è stato riservato alle attività svolte dal Comitato Minoranze del MiBAC. Sono state illustrate le numerosissime iniziative sviluppate all’interno di una ricerca complessiva su tutte le presenze minoritarie in Italia.
“Ridiscutere sulla normativa che riguarda la Legge di tutela delle presenze o isole minoritarie in Italia è una buona occasione per creare stimoli nuovi e più appropriati dal punto di vista sia storico che antropologico. La lingua ha chiaramente la sua importanza ma ci sono aspetti che vanno chiaramente riconsiderati. E’ una ottima occasione, ha sottolineato Pierfranco Bruni, per un confronto intelligente a tutto tondo su una materia che non può essere lasciata soltanto a cerchie ristrette di addetti ai lavori perché la problematica presenta angolature di grande veduta culturale. Non si tratta di affrontare la questione soltanto dal punto di vista linguistico. Le presenze minoritarie sono una eredità storica e in quanto tale esprimono elementi di identità su un tessuto che è sostanzialmente etno – antropologico”.
“Proprio da questo punto di vista, ha dichiarato Pierfranco Bruni, è necessario porre una chiave di lettura che possa superare gli schemi soltanto linguistici e inquadrare il dibattito in una visione certamente istituzionale ma l’aspetto culturale deve sempre più riguardare un legame etno – letterario, etno - storico, etno - archeologico e quindi complessivamente etno – antropologico”.
“Il tema sulle minoranze linguistiche chiama in causa fattori certamente antropologici ma anche istituzionali e giuridici e proprio in virtù di ciò, ha sostenuto Bruni, è necessario riconsiderare la normativa relativa alla legge sulla tutela delle minoranze. Deve essere più articolata e deve avere una visione complessiva sulla realtà in cui vivono i territori interessati. La lingua deve restare in un processo che non può svantaggiare gli elementi prettamente etno – letterari e anche etno – artistici e archeologici. Non può essere solo la scuola ad essere interessata da questi problemi. La realtà dei beni culturali, nelle comunità in oggetto, ha una valenza sia educativa, sia promozionale sia di tutela di un territorio molto più omogeneo nei vari campi del sapere”.
“Gli elementi di discussione, ha concluso Pierfranco Bruni, hanno una articolazione particolare tra le diverse realtà minoritarie proprio in virtù del territorio nel quale sono ben identificati geograficamente. Ciò ci impone di trattare la materia non solo dal punto di vista soltanto linguistico ma culturale nella sua complessità e nelle varie specificità”.