Un fiore per i martiri di Fenestrelle

Scritto da LUIGI CIAVARELLA - Giovedì 17 Marzo 2011 07:25

Nel giorno del 150° anniversario dell’ unità d’Italia, io non mi sento italiano.

Voglio associarmi alle dichiarazioni del presidente della regione Sicilia e per altri versi al presidente della provincia autonoma di Bolzano, Luis Durwalder, i quali per ragioni differenti hanno dato voce al loro disagio di sentirsi italiani. Anch’io, nel mio piccolo, non ho nulla da festeggiare.

Vivo anch’io oggi lo stesso disagio. Lo vivo perché affiorano ricordi incontenibili di vicende atroci, accaduti negli anni successivi all’unità d’Italia, che mai avrei immaginato di dover conoscere nei minimi particolari. Fatti che non sono riscontrabili nei libri di scuola, cifre dell’orrore che hanno caratterizzato la storia dell’unificazione della nazione, che gronda sangue innocente, desolazione e morte ; crimini commessi dall’esercito piemontese per “normalizzare” queste terre del sud attraverso lo sterminio di interi paesi, genocidi degni di un Pol Pot ( il nostro Polt Pot si chiamava Enrico Cialdini )  e stupri consumati dai soldati con il permesso dei loro superiori.
Ma anche deportazione di quei soldati che, all’indomani dell’inganno, vennero stipati come bestie nelle navi savoiarde per essere condotti nei vari luoghi di sterminio situati in Piemonte. Ufficiali, sottufficiali e soldati dell’esercito borbonico che non vollero abiurare il loro re, che non accettarono il nuovo ordine imposto dai Savoia, vinti da un nemico sfuggente e tradito dai propri generali, furono costretti all’umiliazione e alla morte atroce nei vari presidi disseminati a nord.
Il più feroce dei quali venne consumato a Fenestrellein provincia di Torino.
La fortezza di Fenestrelle, situata sulla riva sinistra del fiume Ghisone in una zona impervia, fu luogo sconosciuto per quegli uomini abituati al sole e ai mari del sud; imprendibile bastione situato a circa duemila metri d’altezza, battuto dai venti e dal gelo, (“ … rocca mostruosa..” E. De Amicis ) quasi sempre coperto da coltre di neve, inferno per quei soldati che avrebbero trovato in quel luogo infame la peggior morte che si possa immaginare. Non vi erano pagliericci, il pasto era miserabile e per accrescere la sofferenza dei reclusi vennero divelti persino gli infissi ai finestroni per accelerarne la morte.
Non si conoscono le cifre di questa immane mattanza. I prigionieri non superavano la media dei tre - quattro mesi di vita, morivano di stenti, di freddo e di malattie e i loro corpi venivano sciolti dentro una grande vasca situata alle spalle della chiesa, nella calce viva, affinché di loro non restasse neppure la memoria. Queste migliaia di uomini ombra, questi numeri a cui non è stato neppure concesso la pietas di una sepoltura cristiana, un onore negato, gridano giustizia in questa data che tutti vogliono indicare come momento di grande attenzione all’unità di una nazione le cui fondamenta sono state scritte anche con sangue innocente e con i crimini contro l’umanità perpetrati da casa Savoia.
Se pensate che siano stati Hitler o Stalin ad “ inventare “ i campi di concentramento e di sterminio con tutto l’orrido che vi lascio immaginare, allora dovete ricredervi perché Il primo lager è nato aFenestrelle in Italia all’indomani della cosiddetta unità d’Italia, triste primato disposto da italiani per “ italiani “ ( meridionali ), la cui fortezza ne rappresenta la testimonianza più cruda.
La vera storia della “ conquista del sud “ da parte di Garibaldi prima e della “ normalizzazione “ piemontese dopo il 1860, non è mai stata raccontata dalla storiografia ufficiale né vi è traccia nei testi scolastici, forse perché raccontarla nel modo in cui sono accaduti i fatti comporta una vergogna troppo grande per questa nostra Italia troppo appiattita ancora oggi sui disegni del vincitore ( La Lega che continua a frenare lo sviluppo del sud con la complicità dei parlamentari meridionali ).
Oggi nel mezzogiorno sta prendendo corpo una forte coscienza d’opinione grazie anche alla pubblicazione di libri sull’argomento ( cito per tutti “ Terroni “ di Pino Aprile ) e diverse centinaia di siti di denuncia che trasudano verità ancora scomode con cui presto o tardi la storia dovrà fare i conti, nel segno della giustizia e della verità.
Solo allora il 17 marzo di ogni anno, quando i carnefici avranno chiesto scusa alle vittime del sud, quando sarà ristabilita la verità, e avranno avuto parole di rispetto per queste terre cosi duramente colpite dalla volontà di pochi, pur sentendomi italiano, solo allora avrò il piacere di festeggiare l’unità d’Italia.
LUIGI CIAVARELLA
( foto di Antonio Ciavarella, Pinerolo ( To ), marzo 2011

FONTE: sanmarcoinlamis.eu

Nessun commento ancora

Lascia un commento