Archivio mensile : Novembre 2013

Il vicepresidente del Comites di Hannover Lucia Bucchieri, ospite presso l’università di Osnabrück

Il 6 novembre 2013 Lucia Bucchieri -vicepresidente del Comites di Hannover- è stata ospite del Corso di pedagogia interculturale presso la Facoltà di scienze pedagogiche dell'università di Osnabrück. Invitata dalla docente signora Fedrowitz, che è stata coordinatrice didattica per l'educazione interculturale a Osnabrück , viene chiesto a Lucia Bucchieri di raccontarsi. Ritornata in Germania dopo…
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GIANLUCA PARISE SOMMELIER

Antichi mestieri per una giovane professione quella del Sommelier Nei saloni dello Sheraton Roma Hotel, la scuola della F.I.S.A.R.(Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) ha svolto gli esami del corso 2012/2013 con oltre 50 aspiranti Sommelier provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero. Il corso è durato un anno, varie le materie di studio, studenti…
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BATTERE LA CRISI PENSANDO FUORI DAGLI SCHEMI

Alla Camera di commercio di Reggio Calabria, un seminario per il Club delle imprese innovative

Reggio Calabria, novembre 2013. Mercoledì 27 novembre 2013 alle ore 11.30, presso la Camera di commercio di Reggio Calabri,a si terrà il seminario “Strumenti e metodologie per generare idee innovative”, un incontro pensato per gli imprenditori che credono nell’innovazione come un processo costante e misurabile, come strategia per uscire dalla crisi.

La recessione è uno dei periodi più duri per l’economia. Le imprese, per sopravvivere, devono passare a un modello aperto di ricerca e sviluppo di idee, conoscenze e tecnologie, in cui il processo di innovazione diventa un fenomeno collettivo al quale partecipano soggetti diversi che interagiscono fra loro. Questa visione dell’innovazione implica un cambio di mentalità e l’applicazione di metodologie per generare ideeinnovative, sia tecnologiche che di business (Open Innovation, Pensiero creativo, TRIZ) in un contesto globale.

Durante la giornata, Francesco Lagonigro - partner Strategia & Controllo srl - e Franco Scolari - direttore del Polo Tecnologico di Pordenone - descriveranno metodologie e strumenti a supporto delle decisioni per stimolare la creatività e ripensare l’innovazione.

Il seminario rientra nelle attività del “Club delle Imprese Innovative”, iniziativa della Camera di Commercio che propone alle imprese del territorio che vi aderiscono occasioni di incontro e formazione per favorire la reciproca conoscenza e l’avvio di collaborazioni su temi da approfondire, processi da implementare, problematiche da affrontare.

Programma:

Ore 11.30  Breve introduzione ai percorsi di “Innovation Coaching” per stimolare la creatività delle imprese e supportarne la costruzione di strategie di innovazione di grande impatto.

Ore 12.00  Strumenti e approcci per la generazione di idee innovative

Ore 13.30  Lunch

Ore 14.00  Design Management (DM) e Design Thinking (DT): approccio all’innovazione del DM e il ricorso al DT come metodologia pratica per ottimizzare il processo innovativo

Ore 16.00  Approfondimenti e/o colloqui individuali

I colloqui individuali sono riservati alle imprese aderenti al Club delle Imprese Innovative della Camera di commercio di Reggio Calabria (http://www.informa.calabria.it/P42A0C456S392/Club-imprese-innovative.htm).

La partecipazione è gratuita e, in via eccezionale, potranno partecipare a questo primo incontro anche le imprese non iscritte al Club delle Imprese Innovative.

Per informazioni

IN.FORM.A. Azienda Speciale della Camera di commercio

Angelica Pirrello - Tel. 0965.384218 - informa.pirrello@rc.camcom.it

La Calabria e i dati economici di Banca d’Italia – Apocalypse Now!!!

Nella prima parte del 2013 l’attività economica in Calabria ha continuato a risentire della nuova fase congiunturale sfavorevole iniziata nel 2011. Alcuni segnali di stabilizzazione si sono registrati solo a partire dai mesi estivi; tuttavia, permane un elevato grado di incertezza sulle prospettive di recupero dell'economia nei prossimi mesi. Secondo il sondaggio della Banca d’Italia, le imprese dell’industria e dei…
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Il Sud Puzza – di Pino Aprile – Libro

Il libro di Pino Aprile è la storia di un risveglio, anzi di molti risvegli.

Di occhi che si sono aperti su realtà inaccettabili, di persone che hanno potuto guardarsi le une con le altre, che si sonò riconosciute e hanno deciso di fondersi in comunità.

È la storia di una decisione che ne ha portate con sé molte altre,
e che si riassume in un grido di protesta:

"non vogliamo sopportare più"

E sono molte le cose che non vogliono sopportare più, il ricatto "o salute o lavoro" che per decenni ha avvelenato Taranto nell'indifferenza generale, i veleni della "monnezza" proveniente da molte zone d'Italia e accumulata in Campania, veleni che si infiltrano nella terra, che uccidono il cibo e le persone, ma che arricchiscono la camorra e tutti quelli che fanno affari con la criminalità organizzata, il pizzo che bisogna pagare ai soliti noti per riuscire a lavorare.

In un'indagine appassionata Pino Aprile ci apre una finestra su un Sud al di fuori dei luoghi comuni, su persone che agiscono, si spendono, rischiano, indifferenti al pericolo, al ricatto, alle minacce.

Come Leila Ottaviano, commerciante, la prima che ha avuto il coraggio di denunciare i camorristi che esigevano il pizzo e che ha reso Ercolano una città libera, e don Maurizio Patriciello, diventato una guida per le associazioni che vogliono liberare la piana del Volturno dai veleni che l'hanno trasformata in un inferno, e Giuseppe Di Bello, tenente della Polizia provinciale in Lucania, la cui vita viene demolita...

Chi si vergogna, o si nasconde o si riscatta
A capolinea della strada che comincia con la vergogna c'è il suo contrario, l'orgoglio.

E posso dirvi che c'è tanta gente in marcia su quella via a Sud

Pino Aprile

SUD ALTROVE – DOCUMENTARIO DI TERREARSE LAB (già LiberaReggio LAB)

E' finalmente online  nella sua versione completa il documentario Sud Altrove!

Il video è in Licenza Creative Commons, pertanto non aspetta altro che essere condiviso e diffuso in tutto il mondo. Guardatelo, spammatelo, segnalatelo agli amici, e fate sapere cosa vi ha fatto pensare agli autori sulla pagina Facebook o su twitter (#sudaltrove).

Lo scopo del video è quello di esapandere le conoscenze affinchè possa suscitare un dibattito quanto mai attuale. Risvegliare le coscienze e riflettere su quel che ancora oggi accade al Sud nell'indifferenza generale, e cioè uno spopolamento progressivo che gli toglie il terreno stesso per il suo futuro.

Il video documentario

Benché si continui ad associare la figura del migrante meridionale alla valigia di cartone in un Novecento in bianco e nero, l'emigrazione dal Sud è ancora attuale e consistente. Il documentario Sud Altrove propone una trama di voci in cui storia individuale e fenomeno sociale si fondono insieme, restituendo lo spaccato di un Sud perennemente sospeso tra un qui e un altrove: in mezzo, una grande domanda che va alla politica, alla cultura, alle persone; perché l'emigrazione è un nodo in cui si addensano tutte le contraddizioni del Sud.

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Il libro "Sud Altrove"

Il progetto si è concluso con la realizzazione di un libro sull’esperienza. Protagonista è stata la questione dell’attuale emigrazione giovanile dal sud, raccontata a più voci.

Scarica l'Ebook gratuito

 

Per info sul progetto: www.terrearse.it/progetto-sud-altrove/
Seguici su www.facebook.com/SudAltrove

 

SUD ALTROVE

un progetto di Terrearse LAB (già LiberaReggio LAB)
in collaborazione con terrearse.it
cofinanziato da Agenzia Nazionale per i Giovani

scritto e diretto da Denise Celentano

montaggio Michele Tarzia

riprese Alessio Neri, Michele Tarzia

realizzato da Nicola Casile, Denise Celentano, Letizia Cuzzola, Giuseppe Messina, Alessio Neri, Salvatore Salvaguardia, Claudia Toscano

con la partecipazione di Alessandra Pavoni

foto di scena Claudia Toscano

musica Carmelo Coglitore; Med Free Orkestra (arrangiamento Paolo Monti); Nicola Casile; Turi

Licenza Creative Commons - Attribuzione - Non Opere Derivate - Non Commerciale
2012

Chiude l’INCA-Svizzera, nato sotto una cattiva stella

E’ noto che l’INCA-CGIL sede svizzera chiude le attività per fallimento. E’ sempre triste leggere simili notizie quando riguardano istituzioni nate per la difesa dei lavoratori, ma lo è ancor di più quando la notizia del fallimento si aggiunge a quella del malaffare e della truffa accertata proprio nei confronti di lavoratori che cercavano assistenza.

Evidentemente la sede svizzera dell’INCA (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza) non era nata sotto una buona stella. In quanto emanazione del sindacato italiano CGIL, che la Polizia federale svizzera riteneva «comunista e molto potente», il patronato era considerato anch’esso comunista, anzi una sorta di centrale di propaganda. Allora, il semplice sospetto che qualcuno e a maggior ragione un’associazione o un gruppo organizzato fosse «comunista» o di estrema sinistra era sufficiente per allertare la Polizia federale e avviare indagini.

L’INCA, consapevole che sarebbe andato incontro a un netto rifiuto se avesse chiesto di aprire a Zurigo un proprio ufficio con una struttura propria, nell’immediato dopoguerra agì attraverso un cartello sindacale locale che si occupava anche dei lavoratori italiani. Bastò tuttavia che un certo Regolini, delegato dell’Unione Sindacale Svizzera (USS), fosse intervenuto nel 1948 a un congresso organizzato a Milano dall’INCA-CGIL per insospettire la Legazione (ambasciata) di Svizzera in Italia. L’Ufficio federale delle arti e mestieri e del lavoro (UFIAML) chiese informazioni all’USS. Questa rispose affermando che il delegato svizzero aveva in effetti rappresentato la posizione dei sindacati svizzeri che consideravano la difesa dei lavoratori italiani nei confronti del padronato come «uno dei loro compiti principali», anche nell’interesse dei lavoratori svizzeri. Se infatti i sindacati, con il sostegno delle autorità, erano riusciti ad ottenere che i lavoratori stranieri dovessero essere impiegati «alle stesse condizioni salariali e di lavoro degli svizzeri», questo evitava che i lavoratori stranieri potessero venir usati, come era avvenuto spesso in passato, per comprimere i salari anche degli svizzeri.

Solo nella seconda metà degli anni ’50 l’INCA poté aprire un proprio ufficio a Zurigo. Vi riuscì senza troppe difficoltà perché a dirigerlo venne chiamato un avvocato svizzero, tale Bernhard Weck, il quale si era cercato come collaboratore un altro svizzero, un ticinese. Sebbene il Weck fosse noto per le sue «opinioni di estrema sinistra», non rischiava l’espulsione dalla Svizzera, come sarebbe stato il caso se si fosse trattato di un cittadino italiano.

All’ufficio INCA di Zurigo non riuscì invece, per diversi anni, di ottenere il permesso di far venire funzionari direttamente dall’Italia né di aprire nuovi uffici in altre città svizzere. La pregiudiziale anticomunista in quel periodo era molto forte, tanto che nel 1962 il Ministero pubblico della Confederazione incaricò la polizia zurighese d’indagare sulle reali attività del patronato. Ne risultò che i responsabili dell’ufficio «non tentavano d’influenzare politicamente i lavoratori italiani e si occupavano correttamente della difesa dei loro interessi». Dunque via libera alle sue attività e ai suoi funzionari? Niente affatto.

Nel gennaio 1963 si tenne a Berna un incontro riservato fra rappresentanti della Polizia federale, della Polizia federale degli stranieri, dell’UFIAML e dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali riguardante «attività dei sindacati italiani in Svizzera» e in particolare del patronato INCA. Benché non risultasse «alcuna agitazione comunista tra i lavoratori italiani», tutti i partecipanti concordarono che «l’attività in Svizzera dell’INCA (come pure quella degli altri due sindacati italiani) non era auspicabile» e che «la polizia federale dovesse continuare a sorvegliare gli uffici dei sindacati italiani». Inoltre, il responsabile dell’UFIAML fu incaricato di invitare «discretamente» le associazioni padronali a non intrattenere alcun contatto con i sindacati italiani in Svizzera. Che tempi!

Ciononostante, da allora l’INCA-CGIL ha operato in Svizzera per cinquant’anni tutelando migliaia di lavoratori, fino al recente «caso Giacchetta», il funzionario di Zurigo accusato e condannato per aver truffato numerosi lavoratori italiani. E’ dunque triste apprendere che il primo ente di patronato italiano insediatosi in Svizzera nel dopoguerra sia costretto a chiudere definitivamente i battenti per «fallimento», non solo sotto il peso dei debiti e della condanna dei tribunali, ma anche della vergogna per il danno arrecato alle decine di famiglie dei lavoratori truffati. E qui la cattiva stella non c’entra.

Giovanni Longu
Berna, 5.11.2013