Continua il periodo nero dell’economia reggina: crollo dell’export e delle attività commerciali

24 anni fa il disastro ferroviario di Crotone
Iniziativa di Italia Nostra per richiamare l’attenzione sulla sempre più ridotta offerta di treni in Calabria.
In Calabria circolano sempre meno treni e si asportano anche le rotaie. Ai pesanti tagli ai collegamenti regionali e intercity già operati da Trenitalia si aggiunge ora anche la “forbice” di Rfi (Rete ferroviaria italiana), che gestisce le infrastrutture. Alla stazione di Crotone stanno smantellando l’originario fascio di sedici binari - gran parte dei quali riservati a parcheggio e movimento merci (ricordo di un passato in cui il porto e le industrie chimiche e siderurgiche garantivano occupazione e benessere) - per mantenerne solo tre.
A questa Calabria che, a Crotone e altrove, va perdendo treni e rotaie a favore del trasporto su gomma, l’associazione Italia Nostra guarda da tempo con preoccupazione sia perché viene calpestato il diritto dei cittadini ad una mobilità al passo con i tempi, sia perché più autovetture, autobus e tir sulle strade comportano conseguenze negative in termini di traffico e di inquinamento acustico e atmosferico.
L’occasione per richiamare ancora una volta l’attenzione dei mass media, del mondo politico-istituzionale e dei cittadini sul grave arretramento del trasporto pubblico nella nostra regione è stata la commemorazione, promossa da Italia Nostra, del 24° anniversario del disastro ferroviario di Crotone. All’epoca - era il 16 novembre 1989 - due treni si scontrarono sul binario unico della ferrovia jonica poco a sud della stazione Fs. Il tragico bilancio fu di 12 morti e 34 feriti.
Tra loro c’erano soprattutto insegnanti e studenti pendolari. Durante la cerimonia, nel corso della quale è stata deposta una composizione floreale in ricordo delle vittime, Teresa Liguori, vice presidente nazionale di Italia Nostra, ha pronunciato parole molto forti: «E’ una lenta agonia che sembra difficile fermare. Eppure, Rfi ha preso da tempo un preciso impegno per realizzare un progetto di fattibilità per l’elettrificazione della linea ferroviaria jonica da Melito Porto Salvo a Sibari.
Perché non sono ancora iniziati i lavori? Se i cittadini hanno a cuore le sorti del patrimonio ferroviario, bene comune, servizio pubblico, devono impegnarsi perchè questa situazione di stallo venga superata senza ulteriori indugi. Lo si deve alle 12 vittime innocenti di 24 anni fa, ai tanti ferrovieri caduti sul lavoro, a coloro che hanno perduto il lavoro nelle ferrovie e sono stati costretti ad allontanarsi dalle famiglie.
Ma lo si deve sopra tutto alla dignità dei cittadini, non sudditi, che reclamano il diritto alla mobilità come tutti gli altri italiani». Alla manifestazione, organizzata nella piazza antistante la stazione di Crotone, da qualche anno piazza 16 novembre 1989 per iniziativa d’Italia Nostra, hanno aderito associazioni d’impegno civile e ambientale e sigle sindacali: Ciufer, Filt-Cgil, Arci, Nuova Hera, Legambiente, Jobel, Confcooperative e Libera.
Sempre più disertata dai treni, assediata dai rifiuti e dimora abituale di extracomunitari emarginati e prostitute, la stazione ferroviaria di Crotone è diventata lo specchio, oltre che di un servizio pubblico negato e calpestato, di un degrado sociale ed economico senza precedenti. Appaiono lontanissimi gli anni in cui lo scampanellio che annunciava i treni in arrivo era ripetuto più volte anche in una stessa ora e le banchine erano affollate di viaggiatori, valigie e bagagli vari.
Una targa marmorea affissa sulla facciata d’ingresso della stazione il 6 marzo 2011 (un’iniziativa della locale sezione d’Italia Nostra per la “IV Giornata delle ferrovie dimenticate” nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia) riporta i nomi di Garibaldi, transitatovi nel 1882, e dei viaggiatori del Grand Tour: l’archeologo Lenormant e gli scrittori Gissing e Douglas, rispettivamente transitati negli anni 1879, 1897 e 1911.
«Ricordare attraverso questi nomi illustri la nostra stazione, inaugurata il 31 maggio 1874, serve anche a richiamare la necessità - affermò all’epoca Teresa Liguori - che essa venga mantenuta in condizioni decorose e valorizzata come tappa di un itinerario ferro-turistico-culturale che, ispirandosi al celebre libro di Gissing, potrebbe chiamarsi “Sulle rive dello Jonio”».
Parole cadute nel vuoto. Storia, turismo, cultura, maggiore rispetto dell’ambiente, speranze dei viaggiatori e sacrifici dei lavoratori: tutto ciò che di reale e di ideale ruota attorno al treno appare oggi in via di disfacimento. Non è azzardato dire che il futuro del trasporto ferroviario in Calabria, in particolar modo per il versante jonico, è proprio…fuori binario.
Giulio Grilletta