Quando Goethe in visita alla Capitale Partenopea osannava il riciclaggio dei rifiuti.

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Goethe dopo avere viaggiato in lungo e in largo per l’Italia, nel 1787 ritorna a Napoli per una seconda visita.  Spirito grandissimo e superiore, aguzza la vista e con animo indagatore si mischia tra il popolo partenopeo.

La Napoli della fine del 1700, quella che ci racconterà il Goethe conta cinquecentomila abitanti e agli occhi di Goethe Napoli appare una delle città più pulite d'Italia, più di Venezia, Roma e Palermo la cui sporcizia, abbandonata lungo le strade, non sfugge agli occhi del poeta.

Il consumo di verdura degli odierni napoletani è ancora oggi alto, e alta è la loro produzione procapite di umido ( torsoli e foglie di cavolfiori, dei broccoli, dei carciofi, dei cavoli dell'insalata, dell'aglio...) e la campagna che circonda Napoli, nonostante discariche abusive e non, stoccaggi di ecoballe, cementificazione legale e abusiva è ancora un immenso orto.

La Napoli che Goethe ha conosciuto ricicla tutto fino all'inverosimile e questa capacità di riciclare, che i tragici roghi di rifiuti dei giorni nostri ci dicono forse irrimediabilmente perduta, si traduce in una vera ricchezza collettiva.Non posso omettere in questo discorso quel che il Goethe disse di una delle menti più illuminate il Filangeri :”Debbo darvi qualche breve ragguaglio di carattere generale circa un uomo egregio che ho conosciuto in questi giorni: il cavalier Filangieri, noto per il suo libro sulle legislazioni. Egli fa parte di quei giovani degni di stima che hanno di mira la felicità degli uomini, non disgiunta da un'onorevole libertà.

Dal suo contegno traspare il decoro del soldato, del cavaliere e dell'uomo di mondo, temperato però dall'espressione d'un delicato senso morale diffuso in tutto il suo essere e che emana bellamente dalla parola e dal gesto. È profondamente rispettoso del suo re e del reame, benché non approvi tutto ciò che vi accade; condivide però i timori riguardanti Giuseppe II.

L'immagine d'un despota, pur se aleggi soltanto nell'aria, impaurisce gli uomini dabbene. Mi parlò con grande schiettezza dei motivi per i quali si ha ragione di temerlo a Napoli. Discorre volentieri di Montesquieu, di Beccaria e anche delle proprie opere, sempre nel medesimo spirito di buona volontà e con vivo slancio giovanile per il ben fare. Non credo abbia ancora toccato la quarantina.

Descrive inoltre facchini, marinai, pescatori, bambini e “spazzini” nel loro modo di lavorare, così diverso dal lavoro dei tedeschi ma non per questo meno produttivo e laborioso.

Chiosa così il nostro viaggiatore sui napoletani: “Un uomo povero, che a noi sembra un miserabile, può in questi paesi non solo soddisfare i suoi bisogni più urgenti e più necessari, ma anche godersi beatamente la vita; un così detto lazzarone napoletano potrebbe infischiarsi del posto di viceré in Norvegia e rifiutare l’onore che gli farebbe l’imperatrice di Russia nominandolo governatore in Siberia [...] “.

Tuttavia la cosa che balza di più agli occhi del lettore è la descrizione chiara ed intelligente del territorio di Napoli:”Qui, un uomo con l’abito a brandelli non è ancora un uomo nudo; colui che non ha una casa sua né una casa a pigione, ma che l’estate passa le notti sotto qualche grondaia o sulla soglia dei palazzi e delle chiese o nei portici pubblici, o che, se il tempo è cattivo, trova da coricarsi in qualche luogo pagando qualche spicciolo, non si può dire per questo un reietto o un miserabile. Se si considera quale enorme quantità di alimenti offre questo mare pescoso, dei cui prodotti la gente deve nutrirsi per obbligo ecclesiastico due o tre giorni alla settimana; la gran varietà di frutta e di verdura che si trova in sovrabbondanza tutto l’anno; come una provincia intorno a Napoli ha meritato il suo nome di Terra di Lavoro (che si deve intendere: “terra fatta per essere coltivata” non “terra di lavoro, o di fatica”) e come tutta la regione porta da secoli il titolo onorifico di Campania felice, si comprenderà bene quanto la vita in questi paesi sia felice.

Andando avanti in quello che è il suo lavoro di indagatore, Goethe osserva quanto a Napoli i rifiuti sono utili e sono da considerarsi una ricchezza  Lo avevano capito i Napoletani di allora e lo aveva capito persino lo scrittore tedesco Goethe, grande amante dell’Italia e della Sicilia, che così scriveva a Napoli il 27 Maggio 1787: Moltissimi sono coloro – parte di mezza età, parte ancora ragazzi e per lo più vestiti poveramente – che trovano lavoro trasportando le immondizie fuori città a dorso d’animo.

Tutta la campagna che circonda Napoli è un solo giardino d’ortaggi, ed è un godimento vedere le quantità incredibili di legumi che affluiscono nei giorni di mercato, e come gli uomini si dian da fare a riportare subito nei campi l’eccedenza respinta dai cuochi, accelerando in tal modo il circolo produttivo.

Lo spettacoloso consumo di verdura fa si che gran parte dei rifiuti cittadini consista di torsoli e foglie di cavolfiori, broccoli, carciofi, verze, insalate e aglio, e sono rifiuti straordinariamente ricercati.

I due grossi canestri flessibili che gli asini portano appesi al dorso vengono non solo inzeppati fino all’orlo, ma su ciascuno d’essi viene eretto con perizia un cumulo imponente.

Nessun orto può fare a meno dell’asino. Per tutto il giorno un servo, un garzone, a volte il padrone stesso vanno e vengono senza tregua dalla città, che ad ogni ora costituisce una miniera preziosa.

E con quanta cura raccattano lo sterco di cavalli e di muli! A malincuore abbandonano le strade quando si fa buio, e i ricchi che a mezzanotte escono dall’Opera certo non pensano che già prima dello spuntar dell’alba qualcuno si metterà a inseguire diligentemente le tracce dei loro cavalli.

A quanto m’hanno assicurato, se due o tre di questi uomini, di comune accordo, comprano un asino e affittano da un medio possidente un palmo di terra in cui piantar cavoli, in breve tempo, lavorando sodo in questo clima propizio dove la vegetazione cresce inarrestabile, riescono a sviluppare considerevolmente la loro attività.

È quasi imbarazzante oggi parlare di Goethe e del suo libro “Viaggio in Italia”, da cui è tratto questo brano. Oggi che Napoli e la Campania tutta, devono vedersela con l’emergenza rifiuti, e con una situazione umiliante che porta gli abitanti di un intero paese (Terzigno) a protestare e lottare per salvaguardare la zona dall’ombra incombente della discarica.

Purtroppo non tutti i giorni nasce un uomo come Wolfgang Goethe, uno spirito così eccelso e luminoso, così libero e intelligente e soprattutto così profondo da vedere cose al di là delle apparenze, ma sono convinto che ognuno di noi possa apprendere e imparare qualcosa da queste intelligenti e profonde parole.

Il passato come sempre insegna, ma nessuno è disposto a imparare

Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Cds
Centro Studi e Ricerche
Comitati Due Sicilie.

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