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Seconda edizione del “Treno della Magna Grecia”

Iniziativa di Italia Nostra. Da Crotone a Sibari sulle orme del Grand Tour di Giulio Grilletta Visitare e riscoprire le ricche testimonianze archeologiche della Calabria jonica e farlo ripercorrendo quei binari utilizzati, già alla fine dell’Ottocento, dai viaggiatori del Grand Tour richiamati dal fascino dell’antica Magna Grecia. Sono queste le motivazioni culturali che hanno spinto…
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I CERCATORI DI AMBRA DEL SIMETO.

L'ambra questa speciale resina che opportunamente lavorata adorna la bellezza femminile con monili di una bellissima foggia, ha una storia molto particolare dalla sua creazione fino al suo ritrovamento.Ancora oggi l’ambra del Simeto è molto ricercata in gioielleria, ed è considerata tra le più pregiate del mondo. A Catania, dove esiste la più ricca collezione…
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Consumi culturali: Italia e Svizzera a confronto

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  • Riace Bronzes return to public, opened Museum Reggio

Qualche giorno fa la Rete Due della RSI ha messo in onda una breve presentazione del consumo culturale in Italia e in Svizzera negli ultimi anni. Trattandosi di un tema e di un confronto molto interessanti, li ripropongo entrambi ai lettori di questa rubrica, avvertendoli tuttavia che i confronti in generale e in campo culturale in particolare sono sempre estremamente difficili per cui occorre molta prudenza nel trarre eventuali conclusioni.

Rapporto di Federculture

Già nel 2009 avevo trattato questo tema, ma non intendo qui aggiornare i dati di allora, anche perché è probabile che i metodi di rilevazione siano nel frattempo cambiati e i risultati ottenuti non siano più comparabili. Trovo invece più utile osservare quanto la crisi di questi anni abbia inciso nei consumi culturali degli italiani e degli svizzeri e quanto sia cresciuta o diminuita nelle istituzioni e nel privato la consapevolezza della cultura come fattore di sviluppo.

La Rete Due della RSI deve aver preso lo spunto per l’emissione dalla recente presentazione a Roma del «Rapporto Annuale Federculture 2013», una pubblicazione che fotografa i principali consumi culturali degli italiani, ma anche le spese destinate dalle amministrazioni pubbliche alla cultura.

Il conduttore della trasmissione, per introdurre il tema, ha citato pochi risultati ma alquanto significativi della «realtà disastrosa» italiana: «Sempre di più gli italiani rinunciano alla cultura. Netti i segnali della crisi: in aumento gli italiani che non si dedicano alla cultura…, in diminuzione i lettori di libri … in diminuzione anche gli investimenti pubblici nel settore… Insomma, l’Italia è nelle ultime posizioni in Europa».

Per un breve commento è stato interpellato il direttore di Federculture dott. Claudio Bocci, il quale non ha esitato a dare un giudizio «molto critico» della situazione, alla luce non solo dei risultati, ma anche dei comportamenti del potere pubblico. La grave crisi economica che il Paese sta vivendo, ha infatti indotto non solo i privati ma anche le amministrazioni pubbliche a ridurre drasticamente le spese per la cultura. Nel bilancio dello Stato la riduzione è stata negli ultimi dieci anni di circa il 40 per cento. Il bilancio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali è stato ridotto del 27%. La spesa dello Stato per la cultura è tra le più basse d’Europa: lo 0,11% del PIL (prodotto interno lordo).

Italiani penultimi in Europa

Nel 2012, si legge nel Rapporto, dopo un lungo periodo di crescita durato oltre dieci anni, la spesa per «cultura e ricreazione» delle famiglie italiane ha subito un significativo calo: -4,4%. Nell’arco dei dieci anni precedenti, dal 2002 al 2011, la spesa culturale degli italiani era cresciuta del 25,4%.

Di pari passo con la spesa, nel 2012 è crollato anche il consumo culturale, in tutti i settori: teatro (-8,2%), cinema (-7,3%), musei e mostre (-5,7%), concerti di musica classica (-22,8%), altri concerti di musica (-8,7%), siti archeologici e monumenti (-7,9%), partecipazione culturale (-11,8%).

In termini di spesa delle famiglie e di consumi, si allungano le distanze con l’Europa. L’Italia è al di sotto della media Ue di spesa in cultura (8,9%) e tra gli ultimi in classifica prima solo di Grecia, Bulgaria, Romania e pochi altri. Ad esempio, sono solo 28 su cento gli italiani che visitano un museo all’anno, contro i 52 inglesi, e solo il 46% degli italiani legge un libro l’anno mentre lo fanno il 58,7% degli spagnoli e addirittura il 70% dei francesi.

Spesa pubblica in diminuzione

L'Italia è al 26° posto, cioè penultimo, tra i Paesi dell'Unione Europea rispetto alla spesa pubblica per istruzione e formazione (appena il 4,2% del PIL, contro una media europea del 5,3%). La strategia Europa 2020 prevede il 40% di laureati tra i 30 e i 40 anni: la media UE è vicina al 35% mentre in Italia è solo del 20%. Il numero degli immatricolati degli atenei italiani è in costante diminuzione: in dieci anni gli iscritti alle università sono diminuiti del 15%, negli ultimi venti anni addirittura del 25%.

Secondo Piero Fassino, presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), in Italia è diffusa l’idea che la cultura è un bene prezioso che ti puoi permettere quando ci sono tempi di vacche grasse, ma è il primo ad essere ridotto quando è tempo di vacche magre. Eppure, ha detto ancora Fassino alla presentazione del Rapporto di Federculture 2013, dovrebbe essere chiaro a tutti che «la cultura è un fattore costitutivo dello sviluppo, non aggiuntivo». Evidentemente tra il dire e il fare la distanza è enorme. Le conseguenze sono però gravi e allarmanti, perché, oltretutto, il cattivo esempio dato dal pubblico è seguito anche dal privato.

Responsabilità dei media

Da mesi, se non da anni, i media italiani mettono al centro dell’informazione lo spettacolo politico (talvolta persino disgustoso, come di recente alla Camera dei deputati) e il crescente disagio sociale, ma non sono in grado di metterli in relazione e di individuarne le cause profonde.

Nessuno sembra avere il coraggio di stimolare la vera democrazia partendo dal basso (responsabilità individuali), di additare ideali e valori per far crescere il Paese, di valorizzare la professionalità, l’intraprendenza, la competitività, lo studio, la formazione continua, la cultura. Nonostante gli scarsi risultati a livello internazionale del sistema formativo Italia, chi davvero si sta preoccupando della scarsa produttività (in termini di ricerca, brevetti, studi di punta) delle università italiane e della mediocre formazione scolastica dei quindicenni? Chi parla ancora di scuola, di meritocrazia, di responsabilità?

Credo che l’Italia ritroverà la sua anima e la considerazione in Europa e nel mondo solo quando avrà rimesso al centro dei suoi interessi la formazione e la cultura, condizioni indispensabili di sviluppo e di prosperità.

Consumi culturali in Svizzera

La Svizzera ha superato la crisi di questi ultimi anni certamente meglio dei Paesi vicini. Ciononostante anche in questo Paese «fortunato» (come direbbe ancora oggi Denis de Rougemont) i consumi culturali sono leggermente calati, ma restano pur sempre molto elevati nel loro insieme.

La spesa per la cultura si è mantenuta al livello ragguardevole di oltre 270 franchi al mese per famiglia. Ovviamente la pratica di attività culturali o la loro fruizione aumentano o diminuiscono parallelamente al reddito delle famiglie e, in maniera ancora più netta, al livello di formazione. Essi vanno considerati comunque su scala internazionale piuttosto elevati.

Due terzi della popolazione della Svizzera si reca regolarmente a concerti e proiezioni cinematografiche, visita città storiche, musei ed esposizioni. Anche le biblioteche, i teatri e i festival riscuotono un buon successo di pubblico.

Nel 2011 ogni famiglia ha speso mediamente circa 150 franchi al mese nel settore audiovisivo (acquisti e abbonamenti): televisori, apparecchi radiofonici e acustici, computer e Internet, dischi, DVD, cinema, ecc.; 53 fr. per giornali e periodici, libri e stampati vari; 18 fr. per teatri e concerti; 11 fr. per corsi di musica e di danza; 5 fr. per visite a musei, mostre, biblioteche e simili; ecc. Internet, che permette di accedere a una serie di media e contenuti culturali, viene utilizzato ormai dall’80% della popolazione.

Collaborazione tra pubblico e privato

Il fatto che la spesa per la cultura e il tempo libero delle famiglie sia elevata sta ad indicare non solo un diffuso benessere che consente senza difficoltà di destinare una parte delle disponibilità finanziarie ad attività culturali e al godimento di beni e servizi culturali, ma anche quanto la cultura in senso ampio sia percepita dalla stragrande maggioranza della popolazione come un valore da conservare e sviluppare. Quanto detto da Fassino, ma poco realizzato in Italia, in questo Paese è una convinzione diffusa tanto nel pubblico che ne privato: la cultura è un fattore costitutivo dello sviluppo.

Lo Stato (Confederazione, Cantoni e Comuni) è molto impegnato in questo settore considerato basilare per le sfide globali che attendono la piccola Svizzera. La cultura e la formazione, sono infatti i presupposti per poter spingere la ricerca e l’innovazione ai massimi livelli, in parte già raggiunti da molte aziende svizzere. Occorre pertanto garantire loro condizioni possibilmente ottimali, dalla scolarità obbligatoria alla formazione universitaria e postuniversitaria, senza trascurare per nulla la formazione professionale, un campo in cui pubblico e privato collaborano intensamente.

Il 31 gennaio scorso, nel corso della cerimonia di premiazione di circa 160 giovani professionisti che si sono distinti nei campionati svizzeri e mondiali delle professioni del 2013, il consigliere federale Johann N. Schneider-Ammann, capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca ha tenuto a sottolineare che se la Svizzera intende rimanere tra i primi Paesi al mondo nel settore della formazione, della ricerca e dell’innovazione, deve continuare ad offrire ai giovani percorsi formativi vari e ben combinati, orientati alla ricerca di punta a alla promozione dell’innovazione. Il ministro della formazione ha inoltre precisato che «per far mantenere florida la nostra economia servono talenti a tutti i livelli».

Giovanni Longu
Berna, 5 febbraio 2014

DALLA CALABRIA ALL’AMERICA

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L'anno scorso è nata La Guarimba, un gruppo di ventenni che ha riparato e riaperto un vecchio cinema abbandonato ad Amantea, un paesino della Calabria. Il tutto per organizzare la prima edizione di un festival di cortometraggi. Sotto lo slogan "Il cinema alla gente e la gente al cinema" hanno portato in quella comunità persone di tutto il mondo e hanno avuto come Presidente della giuria lo spagnolo nominato agli Oscar Nacho Vigalondo.

Ma quest'avventura non finisce lì. La seconda edizione del festival è già partita con la apertura delle iscrizioni per cortometraggi di fiction, animazione e documentario; nel frattempo la troupe di making of sta lavorando in un documentario girato nel festival e parla del cinema come atto di resistenza; e a febbraio La Guarimba se ne va in America, invitata dalla Duke University al North Carolina dove parleranno della storia del festival, del modello di comunicazione e organizzazione, proietteranno i vincitori ed esporranno le 30 locandine fatte da artisti di tutto il mondo, e così riusciranno a portare la Calabria in America e l'America in Calabria.

Sperano di incontrare alla comunità calabrese fuori l'Italia per avvicinare i due popoli facendo più eventi in altre istituzioni e trovare sponsors che li vogliano aiutare per continuare ad arricchire con cultura calabrese il mondo e continuare l'impatto positivo dentro la regione.

Dopo il successo de festival, i guarimberos hanno portato la storia del festival a Milano, a Lecce, in Armenia, a Cipro, lavorando insieme ad altre associazioni.

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Giulio Vita
La Guarimba International Film Festival

DALLA CALABRIA ALL’AMERICA

L'anno scorso è nata La Guarimba, un gruppo di ventenni che ha riparato e riaperto un vecchio cinema abbandonato ad Amantea, un paesino della Calabria. Il tutto per organizzare la prima edizione di un festival di cortometraggi. Sotto lo slogan "Il cinema alla gente e la gente al cinema" hanno portato in quella comunità persone…
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Disoccupazione giovanile

Lucio Dattola: “è terribile dirlo, ma stiamo perdendo un’intera generazione” “E’ veramente drammatico il dato della disoccupazione giovanile. Più di un giovane su due nella nostra città e in tutto il territorio reggino non riesce a inserirsi nel mondo del lavoro. L’inaccettabile livello della disoccupazione reggina non è solo un danno all’economia del territorio, ma…
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BINARI MORTI

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  • Stazione di Crotone 16 novembre 2013. Prima da destra la vice presidente di Italia Nostra Teresa Liguori

24 anni fa il disastro ferroviario di Crotone

Iniziativa di Italia Nostra per richiamare l’attenzione sulla sempre più ridotta offerta di treni in Calabria.

In Calabria circolano sempre meno treni e si asportano anche le rotaie. Ai pesanti tagli ai collegamenti regionali e intercity già operati da Trenitalia si aggiunge ora anche la “forbice” di Rfi (Rete ferroviaria italiana), che gestisce le infrastrutture. Alla stazione di Crotone stanno smantellando l’originario fascio di sedici binari - gran parte dei quali riservati a parcheggio e movimento merci (ricordo di un passato in cui il porto e le industrie chimiche e siderurgiche garantivano occupazione e benessere) - per mantenerne solo tre.

A questa Calabria che, a Crotone e altrove, va perdendo treni e rotaie a favore del trasporto su gomma, l’associazione Italia Nostra guarda da tempo con preoccupazione sia perché viene calpestato il diritto dei cittadini ad una mobilità al passo con i tempi, sia perché più autovetture, autobus e tir sulle strade comportano conseguenze negative in termini di traffico e di inquinamento acustico e atmosferico.

L’occasione per richiamare ancora una volta l’attenzione dei mass media, del mondo politico-istituzionale e dei cittadini sul grave arretramento del trasporto pubblico nella nostra regione è stata la commemorazione, promossa da Italia Nostra, del 24° anniversario del disastro ferroviario di Crotone. All’epoca - era il 16 novembre 1989 - due treni si scontrarono sul binario unico della ferrovia jonica poco a sud della stazione Fs. Il tragico bilancio fu di 12 morti e 34 feriti.

Tra loro c’erano soprattutto insegnanti e studenti pendolari. Durante la cerimonia, nel corso della quale è stata deposta una composizione floreale in ricordo delle vittime, Teresa Liguori, vice presidente nazionale di Italia Nostra, ha pronunciato parole molto forti: «E’ una lenta agonia che sembra difficile fermare. Eppure, Rfi ha preso da tempo un preciso impegno per realizzare un progetto di fattibilità per l’elettrificazione della linea ferroviaria jonica da Melito Porto Salvo a Sibari.

Perché non sono ancora iniziati i lavori? Se i cittadini hanno a cuore le sorti del patrimonio ferroviario, bene comune, servizio pubblico, devono impegnarsi perchè questa situazione di stallo venga superata senza ulteriori indugi. Lo si deve alle 12 vittime innocenti di 24 anni fa, ai tanti ferrovieri caduti sul lavoro, a coloro che hanno perduto il lavoro nelle ferrovie e sono stati costretti ad allontanarsi dalle famiglie.

Ma lo si deve sopra tutto alla dignità dei cittadini, non sudditi, che reclamano il diritto alla mobilità come tutti gli altri italiani». Alla manifestazione, organizzata nella piazza antistante la stazione di Crotone, da qualche anno piazza 16 novembre 1989 per iniziativa d’Italia Nostra, hanno aderito associazioni d’impegno civile e ambientale e sigle sindacali: Ciufer, Filt-Cgil, Arci, Nuova Hera, Legambiente, Jobel, Confcooperative e Libera.

Sempre più disertata dai treni, assediata dai rifiuti e dimora abituale di extracomunitari emarginati e prostitute, la stazione ferroviaria di Crotone è diventata lo specchio, oltre che di un servizio pubblico negato e calpestato, di un degrado sociale ed economico senza precedenti. Appaiono lontanissimi gli anni in cui lo scampanellio che annunciava i treni in arrivo era ripetuto più volte anche in una stessa ora e le banchine erano affollate di viaggiatori, valigie e bagagli vari.

Una targa marmorea affissa sulla facciata d’ingresso della stazione il 6 marzo 2011 (un’iniziativa della locale sezione d’Italia Nostra per la “IV Giornata delle ferrovie dimenticate” nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia) riporta i nomi di Garibaldi, transitatovi nel 1882, e dei viaggiatori del Grand Tour: l’archeologo Lenormant  e gli scrittori Gissing e Douglas, rispettivamente transitati negli anni 1879, 1897 e 1911.

«Ricordare attraverso questi nomi illustri la nostra stazione, inaugurata il 31 maggio 1874, serve anche a richiamare la necessità - affermò all’epoca Teresa Liguori - che essa venga mantenuta in condizioni decorose e valorizzata come tappa di un itinerario ferro-turistico-culturale che, ispirandosi al celebre libro di Gissing, potrebbe chiamarsi “Sulle rive dello Jonio”».

Parole cadute nel vuoto. Storia, turismo, cultura, maggiore rispetto dell’ambiente, speranze dei viaggiatori e sacrifici dei lavoratori: tutto ciò che di reale e di ideale ruota attorno al treno appare oggi in via di disfacimento. Non è azzardato dire che il futuro del trasporto ferroviario in Calabria, in particolar modo per il versante jonico, è proprio…fuori binario.

Giulio Grilletta

GIANLUCA PARISE SOMMELIER

Antichi mestieri per una giovane professione quella del Sommelier Nei saloni dello Sheraton Roma Hotel, la scuola della F.I.S.A.R.(Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) ha svolto gli esami del corso 2012/2013 con oltre 50 aspiranti Sommelier provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero. Il corso è durato un anno, varie le materie di studio, studenti…
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